Contatto Diretto Con Dio - Meditazione sulla Luce Interiore e sul Suono Interiore




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Perdonate voi stessi

25 novembre, 1993
presso il Tempio Induista di Fremont, CA, Stati Uniti


Il cibo spirituale

Grazie per l'opportunità di incontrarci e di trascorrere una giornata di devozione a Dio, in qualsiasi forma e con qualsiasi nome vogliamo chiamare questa Somma Forza Divina. Devo ringraziare voi e tutte le persone che si sono adoperate per farmi venire qui, perché altrimenti non farei mai nulla. (La Maestra ride). Quindi, ogni volta che avrò la possibilità di fare un discorso o di prendere parte a una riunione, ne sarò ancora infinitamente riconoscente, perché così avrò la sensazione di fare qualcosa di giusto. Se nessuno mi vorrà, mi richiederà o mi spingerà a svolgere questo lavoro, non farò più nulla. Sì. E tra l'altro non provo nulla per questo. Voglio dire che non provo nessun dispiacere o rimorso se non lavoro.

Non capisco perché non ho mai voglia di fare un lavoro così bello. Non so perché. Ma ogni volta che lo faccio, sento che è bene, capite? E' bene che lo faccia, ma poi non provo mai il desiderio di rifarlo. Poi qualcuno mi spinge ad andare a fare un discorso ed io gli sono nuovamente grata. Sapete che cos'è? Dev'essere pigrizia, credo. (Risata). Davvero non mi capisco. La gente dice che: "Quando si è illuminati, quando si è un Maestro, ci si dovrebbe conoscere". Ma devo confessare che io non lo so! (La Maestra ride). Non lo so. Posso essere altrettanto felice stando a casa a dormire. (La Maestra ride). Quindi davvero non lo so. Ma quando mi trovo qui, mi sento molto felice e riconoscente. Anche quando sono a letto e dormo, sono felice e riconoscente. Ma sono veramente riconoscente per il fatto che mi avete spinta a venire qui e, vedete, mi sento proprio bene, molto bene, pensando che probabilmente potrò essere in qualche modo utile a qualcuno.

Anche un tempio è utile perché possiamo riunirci insieme e trascorrere una piacevole giornata di devozione al Dio Supremo. O venite soltanto per il pranzo? (Risata). No? Non mi sono sbagliata, no? Siete venuti per Dio, giusto? (Sì). D'accordo, bene, allora avete diritto a mangiare, più tardi. (Risata). Certamente, se non abbiamo cibo spirituale, non importa ciò che mangiamo; non ci soddisferà mai, mentalmente e fisicamente. Quindi diventeremo sempre più affamati e, pur mangiando molto cibo buono e vitamine, ci ammaleremo ancora, talvolta facendo indigestione, e ci sentiremo angosciati. Nel Bhagvad Gita si dice che il cibo preparato per essere prima offerto a Dio e poi mangiato, dovrebbe essere molto nutriente e ricco di benedizione. Se, tuttavia, prepariamo il cibo per pura soddisfazione personale, commettiamo un grave errore. Esso ci causerà molta insoddisfazione e, talvolta, problemi, indigestione e via dicendo. In realtà, nel Bhagvad Gita viene descritto tutto questo in maniera molto più dura, dicendo ad esempio che: "Se prima non offrite il vostro cibo a Dio, mangiate nel peccato". Quindi non sono io che dico queste cose, è Krishna. (La Maestra ride).

Il rubacuori

Ora, tutto va bene, non soltanto il cibo. Conoscete tutti il Bhagvad Gita? E' il libro della saggezza dell'India antica. Ha circa cinquemila anni. E' stato pronunciato dal Sommo Maestro di quei tempi, Krishna, l'amata bellezza nera. (La Maestra ride). Aveva la carnagione scura, vedete, come molti indiani, ma era così bello e affascinante che la gente lo chiamava "rubacuori". Ciò accadeva anche perché, quando partiva, portava con sé una parte del cuore di ogni persona. (La Maestra ride). E dovunque andasse, la gente lo adorava, gli faceva offerte, lo seguiva e lo amava perdutamente. Ho sentito dire che aveva circa settantamila mogli, no, sedicimila mogli. Be', talvolta gli indiani esagerano le cose (la Maestra ride), ma deve avere avuto molti seguaci. Non proprio mogli, capite, ma discepoli. Probabilmente erano soprattutto donne, perché era molto bello, a quanto si dice! Io non c'ero. Forse c'ero, ma me ne sono dimenticata. (La Maestra ride).

Dunque, il Bhagvad Gita è la raccolta degli insegnamenti del Maestro, Krishna. In questo libro potete trovare molta saggezza e consigli. Di tanto in tanto lo consulto ancora. Lo faccio ancora, sì, perché è molto bello, concentrato e saggio. Talvolta, leggendo questo libro, proviamo conforto e serenità. Se lo capite e assimilate veramente, è un magnifico capolavoro di saggezza. Molti maestri del passato hanno legami con la legge indiana, quindi non possiamo fare a meno di parlare dell'India e del Bhagvad Gita. Anche Milarepa, lo conoscete? Il grande yogin tibetano. Anche quel grande yogin tibetano possedeva soltanto una pentola e il Bhagvad Gita. Ora, in quel libro è scritto che non dovremmo preparare soltanto il cibo con lo spirito di offrirlo a Dio prima di mangiarlo, ma anche ogni altra cosa che facciamo nella vita deve essere un'offerta, un sacrificio allo Spirito Supremo. In quel caso non otterremo mai un risultato buono o cattivo, in quanto tali risultati ci vincolano a questo mondo materiale. Anche se talvolta non riusciamo a controllarci, perdiamo la pazienza; ci arrabbiamo e sappiamo che non dovremmo farlo. Poi, a volte, quando la nostra rabbia si è placata, ci sentiamo molto, molto dispiaciuti per molto tempo.

Perdonate voi stessi

Ma, vi dico, perdonate voi stessi. Perdonatevi sempre. Qualsiasi cosa facciate, offritela a Dio e lasciate che sia così com'è, indipendentemente dal risultato, perché comunque non siamo il corpo. Non siamo l'azione. Non siamo gli artefici di nulla in questo mondo. Anche se lo fossimo, supponiamo di esserne gli artefici, dovremmo ugualmente perdonare noi stessi. Perdonarci quando commettiamo degli errori o quando non riusciamo a controllare il nostro temperamento, come ad esempio la rabbia o talvolta l'avidità e talvolta pensieri lussuriosi, perché anche queste cose nascono dalle circostanze. Non è veramente l'Io; non è veramente l'anima che desidera tutte queste cose. Quindi dobbiamo continuare sempre a tentare e perdonare noi stessi, dopotutto, ossia, soprattutto. Perché dentro di noi c'è Dio, la Somma Saggezza, non possiamo rimproverarla, non possiamo insultarla, non possiamo essere scortesi con lei. Capite ciò che intendo dire? Se, dunque, siamo arrabbiati con noi stessi, dovremmo esserlo soltanto con il nostro temperamento, con le nostre abitudini accumulate. Oppure dovremmo biasimare la situazione, non la Somma Saggezza, il vero Io, perché il vero Io non sbaglia mai, non commette mai errori.

Supponiamo pure di essere gli artefici e di vivere in una società come questa, talvolta ci arrabbiamo. Non è sempre colpa nostra. Solitamente non lo è. Talvolta ci arrabbiamo per qualsiasi cosa. Ad esempio, siete impiegati in una società e lavorate con la persona sbagliata, vero? Qualunque cosa le diciate, non capisce. Oppure capisce, ma fa esattamente il contrario. Continua a farvi arrabbiare e, anche se la perdonate, insiste nel suo comportamento. Anche un episodio banale o una piccola cosa irritano la nostra mente e ci fanno sentire infelici. Quindi, è bene sapere che c'è qualcos'altro oltre al corpo e alla mente. Il corpo è composto unicamente da sostanze materiali, come la terra, l'acqua e il ferro. Be', il ferro che abbiamo dentro è sufficiente per fare qualche chiodo. Sapete? (La Maestra ride). E l'acqua, la terra e forse il fuoco, il fuoco vitale, in modo che il corpo sia caldo e via dicendo.

La meditazione é un modo per riprogrammare il nostro pensiero

Da cosa è formata la mente? Non è altro che una raccolta di tutti i tipi di informazioni, buone e cattive. E' proprio come un computer, qualunque sia il suo programma, in cui, quando premete un tasto si ottiene lo stesso risultato, giusto? Uno dei nostri compagni di pratica possiede un organo elettrico e lo programma con diversi ritmi musicali che può riprodurre di nuovo con una cassetta. La stessa cosa avviene con il nostro cervello. Sarebbe vuoto, sarebbe assolutamente vuoto, proprio come rimane un computer nuovo fino a quando non vi registriamo dati e informazioni, talvolta buoni, talvolta cattivi. Se avessimo registrato informazioni buone, tali sarebbero le informazioni che otterremmo usando il computer. La stessa cosa accadrebbe se avessimo registrato, invece, informazioni cattive.

Ora, dunque, meditare, pregare Dio o studiare le sacre scritture sono solo dei modi per riprogrammare il nostro pensiero, il nostro stile di vita. Dato che lo riprogrammiamo in una maniera buona, il risultato è sempre buono, o perlomeno non così cattivo come prima, o almeno non completamente cattivo. Anche se non possiamo fare a meno di registrare qualche cattiva informazione ogni giorno, il numero di tali informazioni sarà inferiore rispetto a prima, giusto? E' perché continuiamo a registrare buone informazioni, ad esempio meditando; meditiamo sul nome di Dio, meditiamo sulla forza di Dio e questa forza ci attraversa, ci riempie di gioia, virtù e bontà. Poi si uniscono anche le informazioni cattive, ma ci sarà meno spazio rispetto a prima, perciò possono anche essere minimizzate. E grazie alla bontà e alla potente energia che riceviamo da Dio attraverso la meditazione quotidiana, riusciremo ad attenuare, o magari a digerire completamente, tutte le informazioni dannose per la nostra mente e la nostra anima. Ecco perché non possiamo fare a meno di meditare! Non possiamo fare a meno di studiare le sacre scritture.

Comprendere le Sacre Scritture dopo l'illuminazione

Molte persone non amano studiare le sacre scritture, perché? Perché non le capiscono. Dunque, sento che molti religiosi delle chiese o dei templi si lamentano perché i giovani o le persone dei giorni nostri non amano studiare le scritture; non amano studiare il libro sacro. Questo succede perché le sacre scritture sono in genere troppo profonde, troppo elaborate e talvolta troppo difficili per essere capite dall'uomo moderno, dal laico. Ma abbiamo una soluzione: innanzitutto, dobbiamo aprire la forza dell'intelletto, poi potremo capire la Bibbia o le scritture. Sarete in grado di comprendere qualsiasi cosa vi capiti tra le mani, qualsiasi libro. Anch'io non riuscivo a capire molto di ciò che è scritto nella Bibbia, nel Bhagvad Gita, nelle scritture buddiste o nei libri di Lao Tse e via dicendo. Ho letto i libri di Kon Tse e di Lao Tse. Ho capito qualcosa, ma non in modo così profondo come riesco a fare adesso. Dopo avere aperto la forza del nostro intelletto, la saggezza diventa nuovamente utile, quindi possiamo capire molte cose.

Se, dunque, non capiamo le scritture, la cosa migliore è raggiungere innanzitutto l'illuminazione. Ciò significa aprire la forza dell'intelletto, così che la luce celestiale, la luce divina illumini il nostro intelletto ogni volta che desideriamo studiare qualcosa. Ecco perché persino all'università oggi insegnano agli studenti molti tipi di meditazione, almeno per placare le loro menti turbolente. E se imparano una buona meditazione, il tipo giusto di meditazione, che possa persino aprire la sede, la porta della saggezza, la forza dell'intelletto, allora tanto meglio per loro. Pertanto, molti degli studenti che studiano all'università, ma che al tempo stesso meditano, trovano più facile dominare qualsiasi materia vogliano studiare. E sono sempre molto bravi a scuola. Questo è un fatto che ormai tutti conoscono.

L'acqua di una tazza è un tutt'uno con l'oceano

Perché esiste la reincarnazione? Perché non conosciamo il vero Io e siamo alla ricerca del suo contenitore. Così ne rincorriamo uno dopo l'altro. L'acqua del mare, ad esempio, è un tutt'uno con quella dell'universo intero. Se ne mettessimo un po' in una tazza e poi la mettessimo nel mare chiusa ermeticamente, l'acqua della tazza sarebbe separata dall'oceano. Ma non appena la tazza si rompe, l'acqua torna a formare un tutt'uno con l'oceano. E se l'acqua contenuta nella tazza è destinata a quel contenitore, una volta rottosi, andrà a cercare un'altra tazza. Allora sarà separata per sempre dall'oceano. Analogamente, il nostro vero Io non è contenuto in questo corpo, mai! E' perché pervade ogni cosa, e il nostro corpo è soltanto una delle stazioni, una delle cose che contiene una parte di noi stessi. Quando, quindi, romperemo questo limite, saremo una sola cosa con il tutto. Non dobbiamo rompere il corpo per uscire, (la Maestra ride), esiste un'altra via d'uscita. Ad esempio, non occorre rompere la tazza per liberare l'acqua in essa contenuta; possiamo semplicemente, vedete, fare un piccolo foro o guardare dove c'è una perdita, e così anche la tazza è ancora lì e l'acqua è ancora dentro, ma al tempo stesso l'acqua è dentro, fuori e unita all'oceano intero.

Analogamente, la nostra tazza qui, il corpo, ha un foro ed è bloccata. E' bloccata per poter contenere l'anima, l'acqua della vita dentro, ma possiamo aprirla. Allo stesso modo, alcune tazze, vedete, sono fatte così (la Maestra prende una tazza), ma c'è un foro sul fondo che viene tappato con un coperchio di plastica, giusto? Talvolta anche le boccette di medicine sono fatte in questo modo. Prendiamo un piccolo coperchio, un coperchio di plastica o qualcosa di simile e, tappata la tazza, non possiamo più raggiungerne il contenuto. Dunque c'è un luogo in cui possiamo essere uniti con l'Universo intero, pur conservando ancora questo strumento, il corpo. E' il centro del terzo occhio, la sede della saggezza, la sede dell'anima. Se riusciremo ad aprirlo, con qualsiasi mezzo, con la nostra perseveranza, la forza del desiderio di liberazione o con l'aiuto di un maestro, potremmo unirci immediatamente all'Universo intero, con l'Altissimo, che è in ogni luogo. La forza dell'Altissimo non è contenuta soltanto in questo corpo, ma proprio ora è nell'aria. E' ovunque. E' in ogni filo d'erba e foglia d'albero, in tutto il Creato. E' più facile aprirlo, se siamo aiutati da una guida esperta che, vedete, sia già in collegamento con l'intera Forza Universale. Allora diventa molto forte, perché non usa più la forza individuale. Usa l'intera Forza Universale, perché vi è già collegato. Proprio come l'acqua della tazza che, pur essendo ancora nella tazza, è sempre collegata all'acqua dell'oceano attraverso il foro; e c'è sempre acqua fresca che entra ed esce, anche se è ancora contenuta nella tazza. Un maestro, quindi, o una persona illuminata, sono così. La persona iniziata è chi possiede questo collegamento, chi ha il pulsante per aprire, mentre il maestro è chi si rende conto della Forza Universale.

Siate i maestri del vostro destino

Anche se tutti la possediamo, il maestro è chi se ne rende conto. E' come quando due persone ereditano la stessa somma di denaro dal padre, ma soltanto chi lo sa, chi sa dove si trova il denaro può usarlo. L'altro, anche se possiede il denaro, lo mette da qualche parte o non riesce a trovarlo, lo può usare? Non può! Analogamente, siamo tutti nelle medesime condizioni, ma se sapremo come usare la nostra Forza Universale, diventeremo i maestri di noi stessi, i maestri del nostro destino e potremo aiutare anche molti altri a diventare maestri del loro destino. Altrimenti, pur essendo altrettanto grandi, non conosciamo la nostra grandezza e questa è una perdita di tempo. Pertanto, dobbiamo continuare a tornare indietro alla ricerca di questo tesoro finché lo troviamo, poi il nostro viaggio finisce. Molto semplice! Siamo qui per cercare questo tesoro dimenticato e non ci arrendiamo mai finché non lo troviamo. Ecco perché la nostra vita non è mai soddisfacente, perché sappiamo che c'è sempre qualcos'altro, qualcosa di più grande rispetto a ciò che possediamo in quel momento. Sappiamo sempre, in qualche modo, che non siamo questo contenitore, la carne, perché quando per così dire moriamo, il corpo c'è ancora, ma non possiamo muoverci; non possiamo fare nulla; non possiamo amare una persona; non possiamo aprire la bocca; non possiamo fare assolutamente nulla! Ciò significa che non siamo il corpo. Nel corpo c'è qualcosa che serve a farlo muovere e funzionare finché siamo in vita. Quando moriamo, qualcosa del nostro corpo se ne va e, quindi, non possiamo più muovere nessuno dei nostri strumenti corporei. Così in qualche modo lo sappiamo; nel profondo del nostro cuore lo sappiamo. Be', io lo so! Non so se voi lo sapete. (La Maestra ride). Lo sapete? Dovete saperlo.

Ecco perché alle volte, quando avete tempo, specialmente quando avete dei problemi, vi sedete e non volete stare con nessuno, volete solamente restare da soli. Allora pensate e vi sentite sempre meglio, perché pensate che ci sia qualcosa là, qualcosa che talvolta ci conforta in silenzio. Anch'io ero così prima di conoscere il Metodo Quan Yin. Pregavo molto. Prego sia il Buddha che Gesù. Ho paura che uno di loro non possa sentire. (La Maestra ride). Quindi prego chiunque conosco. A volte prego Krishna, il Dio induista. (La Maestra ride). Non c'è nessun Dio induista, c'è un unico Dio, in realtà. Ma talvolta Dio assume l'aspetto indiano o cinese, quindi lo chiamiamo Dio induista o Dio cinese: in realtà non esistono.

Talvolta, dunque, quando ero molto addolorata, prima di conoscere il Metodo Quan Yin, pregavo molto intensamente, proprio per stare da sola; non per pregare a voce alta, ma per piangere veramente dentro. Allora sentivo come se qualcosa mi sollevasse, mi sentivo così serena che mi sembrava che ogni preoccupazione fosse scomparsa. Questo è il momento in cui capiamo che c'è qualcosa più grande della vita; qualcosa che è sempre pronto ad ascoltarci.

La maggior parte delle persone prega e sostiene di non ricevere alcuna risposta. Ciò succede perché non prega in maniera sufficientemente profonda. Ecco perché otteniamo più risposte quando siamo molto afflitti, perché in quel momento siamo veramente sinceri. Passiamo attraverso tutti gli strati di falsità e ipocrisia, penetriamo il nostro Io falso ed entriamo in contatto, in qualche modo, anche brevemente, con il vero Io. In quel momento riceviamo la risposta. Ma vi consiglio di non aspettare di essere profonda-mente addolorati per fare ciò. Sarebbe troppo traumatico. Sì. Abbiamo un modo migliore per farlo. Pra-tichiamo anche quando non siamo afflitti; è molto meglio.

Il legame tra un vero maestro e Dio

Pratichiamo prima di morire; sarebbe meglio. Così, quando moriamo, è come passare da una stanza all'altra. Nessun problema! E possiamo uscire per sempre. Possiamo rompere la tazza e riunirci all'oceano o possiamo tenerla; possiamo cercare un'altra tazza per soddisfare il desiderio di qualcun'altro o per aiutare qualcun'altro. E' come il maestro che talvolta si reincarna ripetutamente in corpi diversi per aiutare l'umanità. Ad alcuni maestri piace restare in Paradiso, nel Nirvana e non vogliono mai ritornare. Alcuni maestri non si sono incarnati mai, proprio mai, su questa Terra e non hanno nessuna intenzione di farlo. Alcuni maestri continuano a incarnarsi per aiutare i bambini che soffrono, che possiedono il grande tesoro, ma che non sanno come utilizzarlo; sono, quindi, molto poveri, poveri e infelici.

In India le persone apprezzano moltissimo i maestri. Li adorano ancor più di Dio per questo motivo. Dicono: "Oh, se sia Dio che il maestro apparissero in questo momento, adorerei soltanto il maestro. Dio non mi interessa". (La Maestra ride). E' semplicemente un tipo di adorazione e gratitudine verso il maestro. In realtà, adorano il maestro grazie a Dio, adorano Dio grazie al maestro. Senza il maestro, non sanno se il vero Dio esiste oppure no. Sì. Senza la Forza di Dio, anche il maestro non è nulla, capite?

Siamo molto più grandi della nostra comprensione intellettuale

Dunque, maestri o non maestri, proveniamo tutti da Dio. Il maestro è chi conosce Dio, il non maestro è chi non lo conosce ancora, ma entrambi possiedono ugualmente Dio; derivano dalla stessa fonte. Vi ho raccontato la storia della tazza, dell'acqua dell'oceano nella tazza. Così, al momento dell'iniziazione la conoscerete già, il pulsante di apertura verrà premuto e potrete, quindi, entrare in contatto con Dio, almeno per qualche istante. Poi continuate a farlo ogni giorno, fino a rendervi perfettamente conto del fatto che siete un tutt'uno con Dio; non c'è alcuna divisione.

Vedete, ci sono molte cose che le persone iniziate sanno e comprendono, ma è difficile esprimerle a parole. Anche per me. Se nessuno mi facesse delle domande, non ci penserei neppure a Dio. Capite cosa intendo dire? Egli è un presenza continua, è proprio dentro di me. Quindi non ci penso neppure. Non ne parlo. Non ne sento la mancanza. Non Lo cerco più. Parlo di Lui e di queste cose soltanto per il bene della gente. Talvolta mi risulta difficile parlare di Dio. Forse questo è il motivo per cui non desidero andare a fare discorsi o cose di questo genere, perché sono soddisfatta dovunque vada e qualunque cosa faccia. Gli iniziati sono perlopiù così. Quando vengono iniziati, molti di loro provano immediatamente questa soddisfazione, che poi continua per sempre.

Alcuni di loro devono aspettare un po' di tempo prima di rendersi conto di avere trovato il tesoro. Come mai? Alcune persone hanno delle tende più spesse di altre, perché sono ostruite dalla comprensione intellettuale e dalle molte cognizioni, di cui tutti noi siamo fieri e alle quali restiamo radicati, che abbiamo accumulato nel corso della nostra vita. Ecco perché abbiamo dimenticato che siamo più grandi di questa conoscenza, più grandi di un dottorato in filosofia, più grandi del titolo che siamo orgogliosi di avere, come ad esempio dott. tal dei tali, o di questa o quest'altra posizione. Siamo più grandi di questo, più grandi di qualunque re di questa Terra. Talvolta non ci rendiamo neppure conto di avere questo Io in cui siamo intrappolati, la rete di Maya. Non ce ne rendiamo nemmeno conto, finché non pratichiamo sempre più. E quanto più pratichiamo, tanto più capiamo di essere ostruiti dalle nostre stesse abitudini, dalla nostra spazzatura e da molte assurdità.

Il segreto per raggiungere il mondo intero

Analogamente, ogni giorno siamo occupati con il nostro lavoro quotidiano, con il nostro sapere terreno e pensiamo di avere una conoscenza più o meno profonda, ma dimentichiamo che noi siamo i grandi. Sappiamo più di questo. Sappiamo più di tutte queste cose. Ora, la forza più grande, la somma saggezza sono veramente grandi, davvero grandi e penetranti, eppure le usiamo soltanto per capire una piccola parte di cognizioni terrene, ad esempio mediche o giuridiche, in cui poi restiamo radicati. Usiamo l'intera saggezza semplicemente per stare attenti a questo angolo di conoscenza, dimenticandoci quindi l'insieme. Capite cosa voglio dire? E' tutto. E pensavamo di essere già molto grandi, perché abbiamo questa laurea, quel titolo di dottore. Non mi riferisco a voi. Ho detto "noi", quindi comprendo anche me stessa. Mi dispiace!

Ora, dunque, crediamo di sapere molte cose. Siamo belli. Abbiamo questo e quest'altro diploma. Infatti, abbiamo sprecato il 99,9999% della nostra grande saggezza per questa conoscenza terrena. Alla fine non abbiamo nulla, perché tutto ciò è effimero; questa conoscenza cambierà. Sappiamo che molte definizioni mediche o molte medicine si sono rivelate sorpassate e sono state, quindi, sostituite da altre. Anche gli avvenimenti scientifici sono sempre sorpassati, rimossi e sostituiti ripetutamente da altre idee, in relazione all'evolversi dell'umanità verso un livello di coscienza più elevato. Non importa, dunque, quanto sapere otteniamo da questo mondo o dalle ricerche svolte con la forza del nostro cervello. Non avremo mai la totalità, ma soltanto un piccolo punto nell'Universo. E' come l'acqua della tazza che è orgogliosa della sua grandezza perché ignora di essere l'oceano intero, capite? Quando si unisce all'oceano, diventa l'oceano. Penso che abbiate capito ciò che vi ho detto.

~Somma Maestra Ching Hai~



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